Vuoi conoscere i nostri strumenti?
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Secondo alcuni studiosi il nome deriva dal latino flatus-flare (soffio-soffiare). Il moderno flauto traverso, anticamente traversiere, è suonato in posizione trasversale asimmetrica, con il corpo dello strumento a destra dell’esecutore. L’attuale configurazione dello strumento è il risultato dei tentativi di perfezionamento della meccanica del corpo sonoro introdotti dal flautista e costruttore tedesco Theobald Bohm a metà dell’Ottocento. La brillantezza e la pastosità del suo colore strumentale furono particolarmente apprezzate a partire dal periodo tardo romantico.
Viene affiliato alla famiglia dei “legni” perchè, sino al XIX secolo, era realizzato in legno. Con il trascorrere del tempo si è modificato ed oggi è costruito in metallo (alpacca argentata, argento, oro, platino).
E’ formato da un tubo cilindrico diviso in tre sezioni (testata, corpo centrale, trombino o piede) facilmente smontabili.
Strumento a fiato.

Nel passaggio tra ‘600 e ‘700, il clarinetto nasce dallo sviluppo di un contemporaneo strumento ad ancia semplice (lo chalumeau), ad opera di una famiglia di famosi costruttori di strumenti a fiato, i Denner di Norimberga. Secondo testimonianze del primo Settecento, il suo nome si deve alla somiglianza del suo timbro acuto – allora innovativo – al «suono di una tromba lontana»; era infatti denominato “clarino” il registro più alto (tecnicamente arduo) dell’antica tromba naturale. Nel XIX secolo, una continua evoluzione delle sue caratteristiche tecniche, per lo più dedicata da costruttori francesi e tedeschi al sistema delle “chiavi” e della relativa meccanica, ha portato lo strumento alla sua attuale configurazione.
Appartiene alla famiglia dei “legni” e, fra questi, è stato l’ultimo strumento ad essere introdotto stabilmente, alla fine del ‘700, nell’organico orchestrale. E’ tuttora costruito prevalentemente in legno.
Ha corpo sonoro di forma quasi totalmente cilindrica, che si apre lievemente nella “campana” terminale. Oggi è composto di cinque pezzi, facilmente smontabili.
Strumento a fiato.

Di origine del tutto “moderna”, appartiene ad una famiglia formata in origine da 14 componenti di diversa dimensione e “taglio”, dei quali soltanto 6 sono oggi usati comunemente. E’ l’unico gruppo di strumenti a fiato – di ampio utilizzo – di cui si conoscano con esattezza sia l’epoca d’origine (il quinto decennio dell’Ottocento), sia l’inventore: il belga Adolphe Sax (da cui l’originaria denominazione di Saxophone), che progettò la famiglia di strumenti per l’uso nelle bande militari francesi, attestandone l’esclusiva novità con un brevetto del 1846.
Viene affiliato alla famiglia dei “legni” soltanto per similitudine con i precedenti strumenti ad ancia (semplice nel clarinetto, o doppia nell’oboe, fagotto etc.), tutti però costruiti in legno. Fino dalla sua invenzione, il sassofono è invece costruito quasi esclusivamente in leghe metalliche di diversa composizione, e prevalentemente in ottone.
Diversamente dal clarinetto, ha corpo sonoro di forma conica, con tubo diritto o diversamente ripiegato (negli strumenti più grandi) che si apre in un padiglione lievemente svasato.
Strumento a fiato.
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Appartiene alla famiglia degli “ottoni”, essendo tuttora prevalentemente realizzata in ottone (e solo di rado in leghe metalliche diverse).
Come quello del trombone, il corpo sonoro della tromba ha forma praticamente cilindrica per quasi tutta la sua lunghezza, aprendosi soltanto alla fine in un padiglione di diversa ampiezza.
Strumento a fiato.

Appartiene alla famiglia degli “ottoni”, essendo tuttora realizzato in tale lega metallica.
Come i flicorni e la cornetta (con i quali condivide quindi la duttilità e la dolcezza del timbro), il corno ha corpo sonoro di forma conica; questo si apre alla fine in un ampio padiglione (o “campana”), nel quale il cornista può introdurre la mano destra, variando così altezza e timbro del suono.
Strumento a fiato.

Appartiene alla famiglia degli “ottoni”, ed è tuttora realizzato in tale lega metallica.
Come quello – di ben minori dimensioni – della tromba, il corpo sonoro del trombone ha forma praticamente cilindrica per quasi tutta la sua lunghezza, aprendosi soltanto alla fine in un padiglione di diversa ampiezza.
Strumento a fiato.

I chitarristi mancini possono usare una chitarra normale, o adattarla invertendo la direzione e l’ordine delle corde. Alcuni chitarristi destri decidono di usare una chitarra come se fossero mancini per avere a disposizione maggiore forza sulla mano che esegue gli accordi.


La voce è dunque uno strumento complesso, e allo stesso tempo “naturale”. Quando intoniamo i suoni vocali su altezze diverse oltrepassiamo il confine del parlato per entrare nel magico mondo del canto!
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La batteria è uno strumento a percussione composto da tamburi e piatti disposti in maniera tale che possano essere suonati da un unico musicista. I tamburi che compongono una batteria completa sono la grancassa il rullante, uno o più tom ed infine uno o più timpani . Tra i piatti troviamo il ride , l’hit hat detto anche charleston, il crash, lo splash ed il china. Più che di forma sarebbe meglio definire la batteria come un assemblaggio di fusti cilindrici di diverse dimensioni. Sopra la grancassa vengono fissati i tom mentre il rullante ed il timpano sono posizionati subito prima. I piatti li troviamo ai lati dei tamburi.
La batteria è lo strumento ritmico per eccellenza. Per suonarla bisogna imparare a coordinare tutti gli arti. Ecco allora lo studio della tecnica e del fraseggio applicato al rullante per gli arti superiori; la coordinazione e l’indipendenza per tutto il corpo.
Il suono della batteria viene prodotto mediante la percussione delle membrane . Tali membrane, dette “pelli, opportunamente appoggiate ad ogni singolo tamburo e tirate, non producono note bensì altezze di suono. Si va dal grave, la grancassa, al tamburo più acuto, il rullante. Le pelli possono essere costruite con un materiale artificiale sintetico oppure possono essere naturali, di origine animale.

Lo strumento a percussione è uno strumento musicale che suona quando percosso, colpito, agitato, frizionato o sfregato dalle mani del suonatore, o mediante appositi strumenti come bacchette, spazzole o battenti. L’uso di strumenti a percussione accompagna l’uomo sin dalla preistoria.
Ogni cultura musicale ha prodotto strumenti propri, con molte differenze ma anche sorprendenti tratti in comune. In questa evoluzione degli strumenti a percussione i paesi europei giocano in gran parte un ruolo secondario. Per scoprire il mondo delle percussioni bisogna uscire dalle tradizioni della musica classica occidentale, che relegarono il percussionista in ruolo puramente di effettistica e di “colore” usando un numero ridotto di strumenti, tra cui spiccano i piatti ed i timpani. Il primo paese musicale importante da cui partire è probabilmente l’India dove già ai tempi del medioevo si suonavano strutture melodiche e ritmiche molto complesse, riprese oggi dai jazzisti.
La principale classificazione degli strumenti a percussione li divide in due insiemi; quelli a suono determinato, in grado di emettere note di altezza definita (ad esempio vibrafono o timpani), e quelli a suono indeterminato, che producono suoni definibili come “acuti” o “gravi”, ma di altezza non misurabile con precisione (ad esempio la grancassa). Per regolare l’intonazione degli strumenti dotati di membrane si ricorreva un tempo ad aumenti di temperatura o altre modifiche ambientali; oggi questi strumenti sono dotati di sistemi per modificare la tensione delle membrane stesse.
Nei TIMPANI le pelli sono tese su grandi fusti chiamati “caldaie” solitamente in rame, in altre leghe metalliche o in materiali plastici.Vengono suonati per mezzo di due battenti generalmente a punta morbida (feltro o altro materiale). In orchestra sono sempre presenti in coppia (da cui il nome plurale), a volte in set comprendenti tre, quattro o più strumenti.L’intonazione viene determinata dalla tensione della pelle: ogni strumento ha un’estensione che varia da una quinta ad un’ottava cromatica. La modifica dell’altezza viene effettuata oggi per mezzo di un pedale che agisce contemporaneamente su tutte le viti di tensione della pelle. Anticamente queste venivano avvitate o svitate manualmente una ad una, obbligando il timpanista (ed il compositore) a mantenere la stessa intonazione durante tutto un brano. L’uso del pedale e di un apposito quadrante graduato permettono una rapida intonazione dello strumento ed effetti di glissato Anche nei timpani provvisti di pedale sono comunque presenti viti che permettono di mantenere la tensione della membrana equilibrata in tutti i punti.Cras rutrum leo at odio volutpat donec fermentum porttitor nunc maecenas quis Etharums ser quidem rerum facilis
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